10 Aprile 2018. Udienza Corte Costituzionale su diritti Associativi e Sindacali delle Forze Armate.

Ebbene, si entra nel mausoleo della Istituzione più importante d'Italia, la Corte Costituzionale, quella che vigila sulla corretta interpretazione delle norme costituzionali, quella che si deve esprimere sui diritti individuali e collettivi dei cittadini Italiani. 
L'impressione è quella che si avrebbe nell'entrare in una sala operatoria, dove affidi la tua vita al chirurgo, che dovrebbe a sua volta aprirti come una scatoletta di tonno, vedere quello che c'è da fare e poi richiuderti senza far nulla o estirpare il male o riparare quello che si può.
E si comincia con un membro della stessa Corte che illustra lo stato dell'arte e ripercorre le varie fasi del perchè si chiede l'intervento di una così autorevole assemblea; Chi ha chiesto, chi ha negato, chi ha detto che non era competente, chi ha dichiarato di avere un diritto, chi nega il diritto.
Tutto nasce dal ricorso presentato da ASSODIPRO, un'associazione costituita da militari ed ex militari lesi nella facoltà di volersi far rappresentare, nei propri interessi legittimi, da un'associazione libera, svincolata dalla gerarchia militare e scevra da condizionamenti quali che siano; in sostanza libera e con adesione volontaria sia in merito ai principi sia in merito alla sostanza, ovvero aver ragione di eventuali abusi e storture di un sistema, che si basa sulla coercizione gerarchica palese o subdola che sia.
La parte in causa? Militari Italiani, cittadini che indossano una divisa e svolgono il loro compito nel vincolo del giuramento dato alla Repubblica e ai suoi valori, tanto da giurare di difenderla a costo della propria vita.
Militari che giornalmente sono impiegati in ordine pubblico, terremoti, pubbliche calamità ( Esercito), in mezzo al mare a raccogliere disperati (Marina), in aria per prevenire ogni attacco possibile o immaginabile (Aeronautica), all'estero nelle missioni di pace (tutte le forze armate), in azioni di polizia per prevenire il crimine e garantire la sicurezza dei cittadini (carabinieri) e di quelli che vigilano sulla buona condotta fiscale di tutti a garanzia di tutti (la Finanza).
Gente comune un pò speciale, gente che giornalmente obbedisce alla regola del giuramento, con dedizione e abnegazione, a volte anche vittime della stessa abnegazione, a volte anche tacciati di non fare il proprio dovere, spesso neanche considerati come "Angeli" del nostro benessere; diciamo che ci sono sempre ma spesso offuscati nella penombra di una legislazione che li vuole temerari, audaci, sprezzanti del pericolo e silenti. soprattutto silenti anche nella loro disperazione o negazione dei più sacrosanti diritti
Silenti nel dovere e silenti nei diritti, si diceva una volta "muto e pompa" e li siamo rimasti.
E si, perchè questi uomini e donne al servizio incondizionato della nazione, sono utili ma trattati come fantasmi dalla politica, che mal digerisce una vocazione così religiosa nei confronti del dovere e della legge, in questo senso meglio tenerli nel limbo del diritto, ovvero affidargli i compiti più ardui e pericolosi ma senza godere di nessun diritto soggettivo o come categoria, controllati dalle gerarchie a cui dare un nulla osta sulle condizioni di vita e di servizio.
Persone che ad ogni problema, che sia causa di servizio o personale, si devono arrangiare in proprio.
I cittadini chiamano le forze dell'ordine per qualsiasi problema, le forze armate per affrontare un ipotetico e a volte reale pericolo alle libere istituzioni, ma coloro che intervengono a difesa del cittadino non possono invocare nessuno se non un avvocato in tribunale e subire pesanti ripercussioni in termini di carriera e di vita personale.
Non hanno il diritto ad avere una rappresentanza sindacale, non hanno il diritto ad essere difesi in un qualsiasi procedimento disciplinare nei loro confronti e non hanno la possibilità di poter liberamente parlare neanche di quelle situazioni interne, che nulla hanno a che fare con la giustizia e la democrazia (non si può parlare con la stampa, ma i Paesi dove non si può parlare con la stampa come vengono chiamati?).
Le libertà personali sono limitate, hanno due tribunali a cui rispondere, quello civile e quello militare, hanno punizioni che sfociano anche nel controllo della loro vita privata, tanto da subire punizioni anche per una multa stradale, sono sospesi con commissioni interne a cui non può partecipare o intervenire un avvocato di parte.
Cosa chiede ASSODIPRO alla Corte Costituzionale? Più soldi? No! Addirittura chiede di risparmiare almeno 4 milioni di euro l'anno per il mantenimento di una organizzazione interna, che dovrebbe garantire i militari nelle loro rivendicazioni e almeno nel diritto alla salute e alla sicurezza, ma che di fatto invece, non solo non garantisce, addirittura diventa "complice", consapevole o meno, di un mondo allergico ad ammettere le proprie responsabilità, come ad esempio la vicenda Uranio Impoverito.
E si, proprio quella, militari deceduti a centinaia e altrettanti malati condannati ad una probabile morte sicura per effetti di esposizioni ad agenti cancerogeni di cui non erano stati messi a conoscenza a differenza dei loro colleghi europei, che forti delle proprie organizzazioni sindacali, vengono preservati dall'essere impiegati inconsapevolmente in ambienti come quelli contaminati da uranio impoverito e potremmo anche dire amianto, vaccini e radiazioni ionizzanti.
Vogliamo parlare di militari che vengono puniti mentre svolgono strade sicure per le cose più assurde come ad esempio ammalarsi? Dopo 4-6 ore in piedi con tutto l'armamentario in dotazione, caldo o freddo che sia, poco importa.
Vogliamo parlare di interminabili turni oltre le 8 ore (in alcuni casi 24h) a contatto con ambienti malavitosi, al freddo, al gelo, alla canicola estiva?
Si, ok, ma cosa vorrebbero allora questi uomini in divisa? Più soldi? No, questi uomini chiedono semplicemente rispetto della loro dignità di uomini, di cittadini.
Vorrebbero solo avere il diritto di farsi rappresentare da un legale nei procedimenti disciplinari interni, dove il comandante è accusatore e allo stesso tempo giudice, vorrebbero poter discutere dei loro problemi senza inutili filtri gerarchici per nascondere la polvere sotto il tappeto, vorrebbero poter svolgere il proprio lavoro difendendosi dai pericoli esterni e non dalle ripercussioni interne.
Perchè nel regolamento di disciplina militare vige una regola: Il comandante ti vuole punire, nomina una commissione disciplinare, presiede la commissione e decide autonomamente, indipendentemente da quello che la commissione potrebbe dire (ma non lo dice) a difesa dell'imputato.
Manca, all'interno delle forze armate una compensazione di poteri, che non vuole dire sovvertire l'ordine, non vuole dire non fare quello che si deve fare o non eseguire l'ordine.
Il militare vuole solo avere il diritto di svolgere il proprio compito al servizio delle libere istituzioni, lavorando nelle forze armate, che si informano allo spirito democratico del paese dove operano, ma non una enunciazione, ma una concreta ed attuabile democrazia, ovvero rispetto.
Nel resto d'Europa i militari hanno un loro sindacato e si sfida chiunque a dire, che sono meno efficaci di quelli Italiani.
Senza entrare nel merito di quanto discusso nella seduta della Corte Costituzionale nella data odierna del 10 aprile 2018, vogliamo solo affermare, che la libertà di essere rappresentati da associazioni sindacali e non da strutture gerarchiche, vuol dire uscire dal paternalismo autoritario ed entrare nella consapevolezza dei propri compiti al servizio degli Italiani, senza paura di essere puniti, licenziati o penalizzati solo per l'ardire di chiedere maggior rispetto delle proprie condizioni di lavoro e quindi farlo meglio per l'Italia e gli Italiani.
Ecco , i militari vogliono servire la nazione al meglio delle loro possibilità e al servizio della legge.
Ora spetta alla Corte l'ardua sentenza e alla politica di prendersi le proprie responsabilità nei confronti di uomini e donne in divisa, riconoscendo il diritto di rappresentare se stessi in modo trasparente, senza il paternalismo autoritario della Rappresentanza Militare.
La Rappresentanza Militare a cui si mette a capo un Generale, neanche andassimo a fare una guerra.

L'Opinione di
Giuseppe Pesciaioli

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